Nell’ultimo mese mi è capitato di vedere, e nel caso di uno di questi di rivedere, tre film che parlano d’amore e più specificatamente, cercano di indagare la “qualità” di questo sentimento, ovvero il suo essere “perfetto” o ambiguo, contraddittorio e quindi “imperfetto”.
Voglio parlarvi di : “L’amore è imperfetto” di Francesca Muci ( 2012 ), “Quando si ama” ( ” Break of hearts “) di Philip Moeller (1935) e ” Primo Amore ” di Matteo Garrone (2004).
Ne parlerò nell’ordine in cui li ho visti partendo appunto dalla pellicola di Francesca Muci che già nel titolo ci fornisce la sua risposta a questo quesito .
Qui troviamo Elena che in una “vita precedente” aveva pensato di aver trovato l’amore perfetto, il principe azzurro, nella persona di un aitante fotografo.

Bello, affascinante, seduttivo ed artista, Marco ha una sola grande pecca che la ragazza non tarderà a scoprire.
Elena all’inizio del film è, quindi, una donna che ha subito una cocente delusione, una profonda ferita che non riesce a far rimarginare.
Vive la sua vita dividendosi tra il lavoro e Roberta, l’amica di sempre.
In una scena del film le due amiche sono al supermercato che Roberta frequenta assiduamente dal momento che si è invaghita di uno dei commessi.
Il ragazzo in questione, non solo e più giovane, ma sembra anche molto “coatto”.
Elena non capisce come l’amica possa provare un così intenso sentimento per una persona tanto distante da lei.
A partire da questa scena inizia la riflessione della Muci sui vari volti dell’amore che non sempre sono quelli che ci si aspetterebbe.
Elena è ancora imbrigliata nella sua idea di perfezione sentimentale ma quest’ idea, verrà ben presto scardinata dall’arrivo, nella sua vita, di due presenze tanto impossibili quanto inaspettate : Adriana, un’adolescente confusa ed irrequieta che si “invaghisce” di lei e Ettore, un uomo molto più grande di lei con il quale inizia una relazione discontinua.
Tutto ciò la porterà davvero a non crearsi più troppe aspettative stereotipate sulle relazioni ed a viverle per quello che sono e per quello che possono dare:
“Io non rinuncio più a niente. L’amore però, quello non me lo invento più. Mi prendo quello che viene, senza più regole, anche se non so cos’è.”
Anche Constance, interpretata da una giovanissima Katharine Hepburn nel film di Philip Moeller, è a suo modo, una perfezionista.

Ci troviamo negli anni trenta e questa pellicola è un esempio di cinema classico americano con tutti i crismi: L’accuratezza nella messa in scena, la macchina da presa invisibile, la Hepburn che viene ripresa in un alone sfumato come nella migliore tradizione divistica dell’epoca .
Costance è una compositrice alle prime armi che ha la fortuna di imbattersi e di far innamorare il famoso direttore d’orchestra Franz Roberti ( un impomatato Charles Boyer ).
Franz Roberti però, è rinomato nell’ambiente musicale e non solo, come uno scapolo impenitente e terribile dongiovanni.
In ogni modo l’incontro fatale con Constance sembra averlo immediatamente cambiato, tanto che, dopo una breve frequentazione, l’uomo chiede alla ragazza di sposarlo.
Sembra l’avverarsi del sogno di Constance, è tutto così perfetto ! Il matrimonio, la luna di miele in Italia, la ricchezza di Roberti che le permette di dedicarsi soltanto alla sua musica…
Troppo perfetto per essere vero, infatti Franz non ha perso il suo vizio e Connie non ci mette molto a scoprirlo con altre donne.
Decide quindi di lasciarlo ed accettare la corte di Jhonny , un amico di Franz da sempre innamorato di lei.
Jhonny si dimostra davvero dolce, premuroso ed anch’egli pronto a sposarla per darle tutto ciò che lei desidera ( guarda caso è miliardario ).
Questo però, non è sufficiente ed anche qui, l’amore ha un volto ben diverso da quel che dovrebbe avere.
Franz infatti, vedendo che Connie si sta rifacendo una vita nonostante la separazione ma soprattutto realizzando che lei sta benissimo anche senza di lui, inizia ad ubriacarsi.
Prima che Constance prenda la decisione definitiva di ritornare con Franz, Jhonny cerca di dissuaderla con una frase importante “Non lo devi fare per me, ma per te!”.
Il film si conclude come non dovrebbe concludersi, con una donna che sceglie in poche parole la distruzione della propria dignità per amore di un uomo ( non certo di se stessa ).
Forse proprio per questo, lascia l’amaro in bocca e sembra incompiuto, sembra gli manchi un pezzo, un pezzo importante.
Vittorio di “Primo amore” invece, non riesce a rassegnarsi.

Insegue spasmodicamente una perfezione amorosa che a volte trova nel corpo ma non nella testa della sua partner, a volte nella testa ma non nel corpo.
Vittorio, infatti, è affetto da una strana forma di parafilia, riesce a far l’amore solo con donne scheletriche.
Sonia, che incontra tramite un’inserzione su di un giornale locale, ha una ” testa” che gli piace ma , sebbene slanciata e longilinea, è ancora troppo “grassa” per i suoi gusti.
Gli balena nella mente un’idea : plasmare il corpo di Sonia secondo i suoi desideri come, nel suo laboratorio orafo, plasma sottilissime silouhette femminili.
La ricerca estrema della perfezione porterà ad esiti tragici sia Vittorio che Sonia.
Sonia ( interpretata dall’intensa Michela Cescon ) è anch’essa un personaggio estremo, una donna che si annulla nell’atto di incarnare la perfezione.
La vedo simile , nel ruolo, alla Costance di “Quando si ama” anche se Sonia alla fine fa una scelta diametralmente diversa e, invece di sottomettersi al suo carnefice, decide di ribellarsi e di liberarsi dalla sua dipendenza…con un gesto estremo.
In conclusione, scorrendo i fotogrammi di questi tre film così diversi, abbiamo le storie di tre donne alle prese con quest’ambiguo sentimento che chiamiamo amore ma che spesso è ben altro.
Due di loro decidono di liberarsi : Elena dalle aspettative sui rapporti sentimentali che la tenevano bloccata in un’idea di perfezione da pubblicità del Mulino bianco e Sonia, che decide di liberarsi violentemente dalla dipendenza affettiva da un uomo a sua volta schiavo, un po’ come Elena, di aspettative irreali sull’amore, nel suo caso aspettative malate.
La terza donna invece, Constance, decide volontariamente di rinchiudersi in una gabbia…una gabbia dorata, si, ma pur sempre una gabbia.
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