Noi4, il nuovo film di Francesco Bruni

Già guardando la grafica della locandina del nuovo film di Francesco Bruni (Scialla!), è facile intuirne l’atmosfera e la tematica principale. Su di una bacheca ricoperta di post it e pagine di calendario, viene messa in primo piano la foto di una famiglia felice, composta da Ettore (Fabrizio Gifuni), il padre, Lara (Ksenia Rappoport), la madre ed i due giovani figli Giacomo (Francesco Bracci Testasecca) e Emma (Lucrezia Guidone).

Questa foto si riferisce però ad un passato in cui la famiglia ha vissuto un momento di perfetta armonia. Bruni dalle prime inquadrature ci getta direttamente all’interno della caotica esistenza di questa ex-famiglia unita e felice. Ettore e Lara, due persone agli antipodi dal punto di vista caratteriale, sono separati e, come spesso accade in queste situazioni, cercano tra mille difficoltà di gestire la responsabilità rappresentata dai due figli.

Uno degli ostacoli principali è la completa inaffidabilità del padre (un Fabrizio Gifuni inedito in un ruolo comico/brillante) che crea non pochi problemi a Lara, la quale deve gestire i suoi impegni di lavoro e l’ansia di sentirsi ogni giorno meno attraente per via del tempo che avanza. Sullo sfondo una Roma afosa, caotica, confusionaria e stressante, la Roma vissuta quotidianamente dai cittadini, non quella sognante di chi è turista.

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The Special Need, un documentario speciale

ImmagineC’è un bisogno speciale che ognuno di noi ha ma e che, nella maggior parte dei casi è difficile da soddisfare pienamente. Per il ventottenne Enea lo è ancora di più perché, come lui stesso ammette nel trailer del film The Special Need, è un po’ picchiatello. Enea è affetto da autismo e questo bisogno speciale è si legato al sesso ed all’incontro fisico con una donna, ma è anche o meglio, soprattutto un bisogno di amore, di trovare, come lui stesso dice, una ragazza per la vita. Carlo e Alex, i suoi migliori amici, decidono di aiutarlo ed accompagnarlo in questa missione che si prospetta ardua ma forse non impossibile.

The Special Need, primo lungometraggio di Carlo Zoratti, si struttura come un road movie documentaristico. Enea, Carlo e Alex decideranno di intraprendere un viaggio con lo sgangherato pulmino wolkswaghen di Alex, un viaggio che li porterà materialmente in Austria e successivamente in Germania, presso il centro di assistenza sessuale per disabili di Trebel.

Ma questo viaggio li condurrà anche ad una conoscenza più profonda delle esigenze affettive dell’amico disabile ed alla consapevolezza dei propri pregiudizi a riguardo.

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The Great Beauty

“The great beauty” ( “La grande bellezza”) by the italian director Paolo Sorrentino, was already into my “to watch” list but I decided to watch it only today afternoon.

The issue is that my “To watch” list is very , very long and usually I forget some titles but in this case, the nomination at the Academy awards of this movie, helped me to keep in mind this task : finally watch “The great beauty”.

I’ve to be grateful to for this event because the Sorrentino’s work is one of the few movies that moved me to tears in this season.

I don’t know why ! Actually it isn’t a drama but is not a comedy as well either.

The center of the story is the emblematic character of Jep Gambardella performed by Toni Servillo.

He is a failed writer: failed because he wrote only one book in his career but this one was very successful and won many prizes.

Now he lives of this heritage, taking advantage of the success of the past and writing scattered articles for a newspaper.

He is very bored and he isn’t able to find the right inspiration that could be the right reason to write another book.

Every night he attends some party of the high society of Rome.

The director “follows” Jep during these crazy nights and these grotesque parties.

The movie is penetrated with a dreamlike atmosphere that surrounds either the location of the story.

A location but even another main character: the city of Rome.

In this movie, you can see Rome as an inhabitant look at the city during some months.

I mean the deep summer in Rome, when there are few persons into the city and walking through the street, especially at the afternoon time, you can feel a yearning melancholy into the middle of your chest.

Maybe the memory of this feeling moved me to tears while I was watching this movie.

Or maybe I felt touched by the story of the awakening of Jep who realizes that the golden world in which he used to live is only a kind of escape from his deep sorrow.

A sorrow buried into his past.

Toni Servillo confirms himself as a great actor and Sorrentino enchants the audience with his visionary “mise en scene”.

The dramatic performance of Carlo Verdone surprised me because I’m used to appreciate him as a comic actor.

He is able to give life to a tender and pathetic character who recalls his last performances but movesImmagine

away from the mere caricature.

I don’t care about the Academy awards.

For me this movie has already won!

Spaghetti Story : Come vedere la propria vita riflessa in uno specchio.

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Rieccomi a bloggare dopo eoni di assenza.

Lo faccio perchè, dopo molto tempo, ho qualcosa di entusiasmante su cui scrivere!

Ieri sono stata al cinema Tiziano di Roma a vedere un piccolo grande film uscito da poco nelle sale.

Un film low budget, auto prodotto ma che, anche grazie ad una strategia virale legata al passaparola, sta ottenendo un ottimo risultato nelle sale in cui lo stanno proiettando proprio in questi giorni!

Ma aldilà del successo al botteghino, uno dei fattori che considero marginale quando recensisco un’opera cinematografica, ciò che mi spinge a scrivere su “Spaghetti Story” sono le emozioni che questo film mi ha donato.

E’ stato come guardare in uno specchio la mia vita e la mia condizione esistenziale in questo preciso momento storico.

Valerio, il protagonista, è un ragazzo che ha provato a realizzare il suo sogno di diventare un attore ma che ha fallito.

Nonostante ciò continua a rincorrere questo suo “aquilone” sfiorandolo senza mai riuscire ad afferrarlo definitivamente.

A nulla valgono i consigli dell’amico pusher, della sorella ne il malcontento della fidanzata che vorrebbe una famiglia ( o forse no ), per fargli mettere ” la testa a posto” e rinunciare alle sue aspirazioni per un “lavoro vero”.

La vita procede caotica e disordinata tra lavoretti e soldi racimolati qua e là , finchè , spinto dall’amico spacciatore si trova coinvolto in un’avventura più grande di lui.

Valerio, come gli altri personaggi del film, è dominato dall’ansia e dal dubbio.

L’ansia di raggiungere un obiettivo, qualcosa che realizzi ed appaghi la propria esistenza e il dubbio che non sia quella la direzione giusta da prendere .

Si ma la direzione da prendere qual’è?

La nostra vita è soltanto una catena di fallimenti ed occasioni perdute?

Siamo davvero vuoti a perdere, esistenze inutili, eterni se, magari, un giorno, speriamo, vorrei…. ?

Il film da questo punto di vista lascia un barlume di speranza ed alla fine anche questi figli della “generazione perduta ” riusciranno a realizzare qualcosa di buono.

Stilisticamente la regia sottolinea questa prospettiva caotica tramite una m.d.p. che perde sistematicamente il fuoco.

Questo effetto contribuisce a calare lo spettatore ancora di più nel clima  dell’azione visualizzando l’ansia di prospettive dei protagonisti e la loro impossibilità di “metterne a fuoco” qualcuna.

Mi raccomando quindi: andate a vedere “Spaghetti Story ” per permettere anche a queste preziose piccole/ grandi produzioni di avere una distribuzione decente nei cinema italiani !

Io non dico che non ci debba essere spazio per i “cinepanettoni” o per i blockbuster americani ma che non ci debba essere spazio “solo” per questi.

Il pubblico è vasto ed ha voglia di scoprire nuovi mondi ed orizzonti visivi inesplorati !

Diamogli questa opportunità permettendo la produzione di opere nuove, stilisticamente sperimentali, ironiche  e perchè no, calate nella realtà ( anche se dura e triste ) come Spaghetti  Story.

Se foste interessati ad  approfondire linko qui un’altra recensione di “Spaghetti Story ” dal blog  Cinema in Controluce.

L’amore è perfetto?

Nell’ultimo mese mi è capitato di vedere, e nel caso di uno di questi di rivedere, tre film che parlano d’amore e più specificatamente, cercano di indagare la “qualità” di questo sentimento, ovvero il suo essere “perfetto” o ambiguo, contraddittorio e quindi “imperfetto”.

Voglio parlarvi di : “L’amore è imperfetto” di Francesca Muci ( 2012 ), “Quando si ama” ( ” Break of hearts “) di Philip Moeller (1935) e ” Primo Amore ” di Matteo Garrone (2004).

Ne parlerò nell’ordine in cui li ho visti partendo appunto dalla pellicola di Francesca Muci che già nel titolo ci fornisce la sua risposta a questo quesito .

Qui troviamo Elena che in una “vita precedente” aveva pensato di aver trovato l’amore perfetto, il principe azzurro, nella persona di un aitante fotografo.

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Bello, affascinante, seduttivo ed artista, Marco ha una sola grande pecca che la ragazza non tarderà a scoprire.

Elena all’inizio del film è, quindi, una donna che ha subito una cocente delusione, una profonda ferita che non riesce a far rimarginare.

Vive la sua vita dividendosi tra il lavoro e Roberta, l’amica di sempre.

In una scena del film le due amiche sono al supermercato che Roberta frequenta assiduamente dal momento che si è invaghita di uno dei commessi.

Il ragazzo in questione, non solo e più giovane, ma sembra anche molto “coatto”.

Elena non capisce come l’amica possa provare un così intenso sentimento per una persona tanto distante da lei.

A partire da questa scena inizia la riflessione della Muci sui vari volti dell’amore che non sempre sono quelli che ci si aspetterebbe.

Elena è ancora imbrigliata nella sua idea di perfezione sentimentale ma quest’ idea, verrà ben presto scardinata dall’arrivo, nella sua vita, di due presenze tanto impossibili quanto inaspettate : Adriana, un’adolescente confusa ed irrequieta che si “invaghisce” di lei e Ettore, un uomo molto più grande di lei con il quale inizia una relazione discontinua.

Tutto ciò la porterà davvero a non crearsi più troppe aspettative stereotipate sulle relazioni ed a viverle per quello che sono e per quello che possono dare:

“Io non rinuncio più a niente. L’amore però, quello non me lo invento più. Mi prendo quello che viene, senza più regole, anche se non so cos’è.”

Anche Constance, interpretata da una giovanissima Katharine Hepburn nel film di Philip Moeller, è a suo modo, una perfezionista.

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Ci troviamo negli anni trenta e questa pellicola è un esempio di cinema classico americano con tutti i crismi: L’accuratezza nella messa in scena, la macchina da presa invisibile, la Hepburn che viene ripresa in un alone sfumato come nella migliore tradizione divistica dell’epoca .

Costance è una compositrice alle prime armi che ha la fortuna di imbattersi e di far innamorare il famoso direttore d’orchestra Franz Roberti ( un impomatato Charles Boyer ).

Franz Roberti però, è rinomato nell’ambiente musicale e non solo, come uno scapolo impenitente e terribile dongiovanni.

In ogni modo l’incontro fatale con Constance sembra averlo immediatamente cambiato, tanto che, dopo una breve frequentazione, l’uomo chiede alla ragazza di sposarlo.

Sembra l’avverarsi del sogno di Constance, è tutto così perfetto ! Il matrimonio, la luna di miele in Italia, la ricchezza di Roberti che le permette di dedicarsi soltanto alla sua musica…

Troppo perfetto per essere vero, infatti Franz non ha perso il suo vizio e Connie non ci mette molto a scoprirlo con altre donne.

Decide quindi di lasciarlo ed accettare la corte di Jhonny , un amico di Franz da sempre innamorato di lei.

Jhonny si dimostra davvero dolce, premuroso ed anch’egli pronto a sposarla per darle tutto ciò che lei desidera ( guarda caso è miliardario ).

Questo però, non è sufficiente ed anche qui, l’amore ha un volto ben diverso da quel che dovrebbe avere.

Franz infatti, vedendo che Connie si sta rifacendo una vita nonostante la separazione ma soprattutto realizzando che lei sta benissimo anche senza di lui, inizia ad ubriacarsi.

Prima che Constance prenda la decisione definitiva di ritornare con Franz, Jhonny cerca di dissuaderla con una frase importante “Non lo devi fare per me, ma per te!”.

Il film si conclude come non dovrebbe concludersi, con una donna che sceglie in poche parole la distruzione della propria dignità per amore di un uomo ( non certo di se stessa ).

Forse proprio per questo, lascia l’amaro in bocca e sembra incompiuto, sembra gli manchi un pezzo, un pezzo importante.

Vittorio di “Primo amore” invece, non riesce a rassegnarsi.

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Insegue spasmodicamente una perfezione amorosa che a volte trova nel corpo ma non nella testa della sua partner, a volte nella testa ma non nel corpo.

Vittorio, infatti, è affetto da una strana forma di parafilia, riesce a far l’amore solo con donne scheletriche.

Sonia, che incontra tramite un’inserzione su di un giornale locale, ha una ” testa” che gli piace ma , sebbene slanciata e longilinea, è ancora troppo “grassa” per i suoi gusti.

Gli balena nella mente un’idea : plasmare il corpo di Sonia secondo i suoi desideri come, nel suo laboratorio orafo, plasma sottilissime silouhette femminili.

La ricerca estrema della perfezione porterà ad esiti tragici sia Vittorio che Sonia.

Sonia ( interpretata dall’intensa Michela Cescon ) è anch’essa un personaggio estremo, una donna che si annulla nell’atto di incarnare la perfezione.

La vedo simile , nel ruolo, alla Costance di “Quando si ama” anche se Sonia alla fine fa una scelta diametralmente diversa e, invece di sottomettersi al suo carnefice, decide di ribellarsi e di liberarsi dalla sua dipendenza…con un gesto estremo.

In conclusione, scorrendo i fotogrammi di questi tre film così diversi, abbiamo le storie di tre donne alle prese con quest’ambiguo sentimento che chiamiamo amore ma che spesso è ben altro.

Due di loro decidono di liberarsi : Elena dalle aspettative sui rapporti sentimentali che la tenevano bloccata in un’idea di perfezione da pubblicità del Mulino bianco e Sonia, che decide di liberarsi violentemente dalla dipendenza affettiva da un uomo a sua volta schiavo, un po’ come Elena, di aspettative irreali sull’amore, nel suo caso aspettative malate.

La terza donna invece, Constance, decide volontariamente di rinchiudersi in una gabbia…una gabbia dorata, si, ma pur sempre una gabbia.

Back to the Old Boot…. il punto della situazione dopo il mio ( purtroppo breve ) viaggio in Irlanda -1 puntata

Eccomi qui!

Sono tornata da una settimana alla base .

E’ tempo di fare il punto della mia situazione personale e professionale!

Nonostante non sia ancora riuscita a realizzare le mie ambizioni artistiche nel mondo del cinema, devo dire che sono riuscita a far divenire la mia vita un film… che alla fine è più o meno la stessa cosa!

Quindi da questo punto di vista posso considerarmi soddisfatta!

Ma procediamo con ordine e partiamo dal principio tornando indietro nel tempo di un mese circa : 8 Marzo 2013 . Parto per l’Irlanda.

Perchè l’Irlanda e perchè Dublino?

Ciò che vedevo dal finestrino dell'aereo....

Ciò che vedevo dal finestrino dell’aereo….

Sin da adolescente avevo sempre voluto visitare l’Irlanda perchè in quel periodo iniziavo ad essere affascinata dalla letteratura fantasy ed a frequentare un gruppo di amici che aveva la passione per Dangeons and Dragons ( noto gioco di ruolo di ambientazione fantasy ).

Tra questi la mia amica Gloria un giorno mi prestò un libro sui folletti irlandesi e su varie leggende legate alla terra d’Irlanda.

E’ un libro molto bello che gira ancora nelle librerie.

Le illustrazioni sono fantastiche ( Brian Froud è il creatore degli gnomi del film Labirynth, tanto per intenderci! )  ed io rimasi affascinata da quelle storie di spiriti e fairies , spesso e volentieri spaventose.

Il libro che mi ha affascinata da adolescente

Il libro che mi ha affascinata da adolescente

Quindi un desiderio che avevo da tanto e tanto tempo ma che per vari motivi ( anche economici ), non ero mai riuscita a realizzare.

Un anno fa lavoravo ancora per Htlab ma la situazione era alquanto deprimente  : si lavorava come muli per rispettare le scadenze ma lo stipendio arrivava sempre più in ritardo.

Francamente ero stanca di quella situazione ma tenevo duro per racimolare più denaro possibile .

Nonostante questo continuavo a mandare Cv in giro per l’Italia , soprattutto a Milano nella speranza di poter tornare lì e liberarmi da un lavoro e da una città che mi andavano sempre più stretti.

Un giorno, al culmine dell’esasperazione perchè in Italia nessuno mi filava di pezza ( come si usa dire dalle mie parti ), decisi di inviare un Cv all’estero, così , per prova.

Destino volle che trovassi un annuncio per il mio profilo professionale , proprio in Irlanda , a Dublino.

Mandato il Cv non ci pensai più.

Dopo soli due giorni ricevetti una telefonata dalla Recruiter ( lì si muovono molto tramite agenzie interinali ) e sostenni il colloquio telefonico che però andò malino a causa della mia scarsa abitudine a parlare inglese.

A Novembre di quest’anno Htlab divenuta nel frattempo HtServizi decise di darmi il benservito.

Purtoppo cambio di governo significa anche cambio di dirigenza nelle alte sfere di Sogei ( l’unico grande cliente di Htlab ) ed HtLab/Servizi perde la gara per accaparrarsi l’appalto. Troppo poco tempo per ” farsi amici” tra i nuovi “capi”.

Io divento superflua… poco male…mi ero rotta le balle!

Era il momento giusto per tentare il salto, o se non proprio il salto era il momento giusto per tentare una “missione esplorativa” in territorio straniero.

Tramite le magiche potenzialità del world wide web, trovo un’agenzia che per un “modico” prezzo organizza soggiorni studio a Dublino e Cork.

Li contatto e decido di prenotare una stanza ed un corso di lingua per un mese.

Gli obiettivi erano essenzialmente due : migliorare il mio Inglese e guardarmi intorno cercando di capire come giravano lì le cose dal punto di vista del lavoro.

In realtà c’era anche un terzo obiettivo , un obiettivo un po’ più occulto ma molto presente nella mia mente : tagliare i ponti col mio passato sentimentale.

Il mio passato sentimentale in quel momento era rappresentato da un signore che avevo conosciuto a Roma in Dicembre e per il quale avevo perso un po’ la testa.

Vi anticipo che anche questo obiettivo verrà raggiunto ma in una modalità del tutto inattesa!

Quindi l’8 Marzo, festa delle donne, è la data della mia partenza da Roma.

Ero un po’ tesa quel giorno.

…..

Riflessioni e deliri prima della partenza

Ho deciso di partire due mesi fa.

Cosa mi ha fatto intraprendere questa scelta?

Le cause sono molteplici.

La prima è identificabile con certezza nel fatto che ormai da molti mesi , se non da anni, avevo la netta e fastidiosa impressione di vivere in un limbo melmoso…mi sentivo come sospesa nella melassa.

Nessuna svolta nella mia vita, nessun entusiasmo o novità che mi portasse a credere nuovamente in un futuro come sarebbe potuto piacere a me.

Molte delusioni, lavorative e sentimentali e un senso di non appartenenza non a questa città, non a questo paese, non alla vita che conducevo.

Quando ragionavo su questo sentimento mi veniva sempre in mente la battuta di Reneè Ferretti, il regista sfigato del telefilm Boris : ” Non era questo che sognavo da piccolo!”

Il secondo evento che mi ha spronata nell’intraprendere quest’ avventura è stato il mancato rinnovo del contratto di lavoro.

Lavoravo da qualche anno per un’ azienda di servizi informatici.

Mi occupavo prevalentemente di creare animazioni con Adobe Flash per corsi e-learning che venivano venduti a vari enti amministrativi per l’aggiornamento degli impiegati sui nuovi software di gestione amministrativa.

Ora io sarei un grafico ( sono un grafico? ).

Diciamo che è un mestiere che ho maturato in seguito a vari trasformazioni delle mie iniziali ambizioni.

Mi piace molto anche se in generale mi esalto di più a montare un bel video!

Comunque è un mestiere che può dare molte soddisfazioni se si lascia anche un minimo spazio alla creatività del lavoratore.

E’ un discorso utopistico… almeno in posti come quelli in cui lavoravo io.

Io ho lavorato per quasi tre anni otto ore al giorno per seicento euro al mese con contratti a progetto rinnovati ogni tre mesi.

Ho lavorato a progetti messi su approssimativamente con l’unico interesse focalizzato sulla tempestività della consegna.

Ho lavorato su interminabili Debug zeppi delle richieste più assurde ed antiestetiche dell’universo.

Scazzi a parte sono anche stata abbastanza affidabile per i miei datori di lavoro.

Però non era più la vita che volevo.

Naturalmente non l’ho presa benissimo quando, tramite un’impersonale mail, mi hanno dato il benservito.

A poco a poco, però, mi sono resa conto che mi era stata data un’opportunità di cambiamento.

Ho deciso di coglierla al volo ed ho iniziato a pianificare il mio progetto di viaggio.

Il terzo fattore è costituito dall’incontro con una persona.

Questa persona sta viaggiando in Europa e nel mondo.

E’ stato, purtroppo per me, un incontro fugace.

Non ho potuto approfondire la sua conoscenza perchè da buon viaggiatore naturalmente doveva ripartire.

Però questo incontro mi ha fatto capire che l’attrazione per questa persona significava un richiamo verso qualcosa che ho sempre voluto fare.

Io sono una curiosa di natura e, se da una parte il cambiamento mi stressa , dall’altro la novità mi rigenera.

Quindi tra qualche settimana non sarò più in Italia ( Ma non sarò neanche troppo lontana ).

Per ora vi dico che comunque rimango in Europa e sicuramente chi mi conosce almeno un pochino avrà indovinato dove sto andando!

La verità è che…due gran palle!

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Oggi è domenica.

Oggi piove.

La verità è che … è che in cinque anni passati a studiare filosofia, mi è stato insegnato che la verità è relativa ( oltre che “ La storia non si fa con i se “ cit. prof . Licia Fierro ).

Ora… è accaduto in questi mesi che mi sia venuta a trovare, per motivi sentimentali, a spulciare vari articoli e forum sull’annosa questione :” perché lui non chiama? Perché non si fa sentire ? Perché sparisce? Etc. etc.

Ognuno di questi scritti citava questo benedetto libercolo ( da cui è stato tratto un film di dubbissima qualità artistica e cinematografica ), intitolato “ la verità è che non gli piaci abbastanza “

di tali Greg Beherendt e Liz Tuccillo.

Costoro sono gli sceneggiatori del famoso serial televisivo “ Sex and the city “ e si propongono, con il volume in questione, di fornire un “manuale” per “smascherare le scuse che gli uomini raccontano e le donne ( coglione, cretine, stupide sentimentali , cazzi vostri eh? n.d.r. ) si bevono.” ( fonte Ibs.it ).

Premesso che non ho letto il libro e che in questo momento della mia vita non sarebbe molto utile per me leggerlo ( e nel seguito dell’articolo spiegherò il perché secondo me è così ), io mi sono un po’ rotta i cosiddetti di sentirmi citare questo cazzo di titolo tutte le sante volte che becco una cantonata sentimentale.

Questa specie di libro si propone come una botta di autostima per coloro i quali ( anche uomini ) si sono illusi riguardo una storia d’amore?

Se è questo lo scopo, vorrei affermare che già nel titolo questo libro fallisce ( aldilà delle vendite…se lo scopo erano le vendite , allora, tanto di cappello… so che è andato abbastanza bene ).

Partiamo dal presupposto che , come disse qualcuno di importante , per amare gli altri ( ed essere amati dagli altri ) bisogna prima a tutto amare se stessi.

Dirsi “ la verità è che non gli piaccio abbastanza”( povera stella lui/lei! ), e “ che coglione/a ad essermi foderata gli occhi e le orecchie di insaccato ed essermi bevuta/o tante cazzate “, non mi sembra dedicarsi un pensiero gentile e pieno di comprensione amorevole per le proprie debolezze.

Non mi sembra un pensiero di accettazione e rispetto dei propri sentimenti.

Mi sembra davvero darsi da soli/e delle sonore picconate sui maroni o sulle ovaie.

E chi ha subito una delusione sentimentale ha forse bisogno di questo?

Forse che , dopo che si è capito che se uno/a non ti chiama o non ti invita una sera si ed una sera no al cinema (o ristorante che dir si voglia) non gli piaci abbastanza, al prossimo sarai così potente da sputare su quello che provi e resistere in uno stoico quanto artificiale distacco?

No baby, non funziona così, e la mia esperienza lo smentisce!

Un libro del genere potrebbe anche portare qualcuno a pensare che chi ti fa stalking allora prova un giusto interesse per te!

Ma poi vorrei un secondo ragionare sul significato di abbastanza.

Abbastanza rispetto a cosa?

A quale standard?

La nostra idea di relazione o la sua idea di come deve essere il suo partner ideale o infine l’idea preconfezionata di come deve essere una relazione che la società ci fornisce?

Sapete, esistono manuali di seduzione che a leggerli sembra di stare leggendo dei manuali di Scacchi, Texas hold’em, Risiko o War of Warcraft.

Strategie che neanche Napoleone in persona avrebbe architettato !

Allora fondamentale per la donna non chiamare mai e non mostrarsi interessata se no si perde di fascino e se proprio non si riesce a farne a meno, chiamarlo mentre si sta facendo qualcos’altro!

Vabbè che le donne sono multitasking però…

Al contrario l’uomo non deve mai chiamare dopo un incontro anche lui per non mostrarsi troppo interessato.

Ma alla fine, mi chiedo, questi due come faranno a mettersi d’accordo per uscire?

Cazzo ora ho capito perché è pieno di single!

Ultimamente, complice il poco tempo a disposizione, ho deciso di buttarmi mandando a fanculo le strategie e le presunte verità di autori di serial televisivi americani ( Consiglio di Tommy, un simpatico amico ).

Mi sto frantumando le corna a ripetizione.

Non so se è la strada giusta e forse tutto nasce dal fatto che la verità è che non mi piaccio abbastanza!

Tre giorni : cronaca di un breve ed incerto incontro.

Tre giorni trascorsi nel tentativo di conoscerti.

Ho vissuto allora

le più esaltanti ore

in una vita  dal colore ormai

grigio spento.

Adesso rimango seduta

e ne sento la mancanza.

Mancanza di cosa?

Mancanza di chi?

Forse mi manca quell’emozione

che nasceva esplorando

il tuo misterioso pianeta.

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Non saper aspettare

Se tutto è andato storto è mia la responsabilità,

non so aspettare e mi svendo come roba di poco conto

sulle bancarelle nei mercatini rionali.

A solo un euro un cavatappi perfettamente funzionante,

due euro un coltellino svizzero che sembra d’acciaio

e dopo un mese ha le giunture tutte arrugginite…

Roba da poco per soddisfare bisogni da poco,

questo sono per me.

Come posso pretendere di più dagli altri?

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